Com’è strutturato il calcio minore in Italia?

Il calcio, nel nostro paese, riveste un ruolo prioritario in ambito sociale e culturale. Una passione, quella per la “Dea Eupalla”, che resiste al passare del tempo e, purtroppo, ai mancati successi del nostro movimento. La nostra amata Nazionale, ad esempio, dopo la vittoria del Mondiale del 2006, ha collezionato solo figure barbine, eccezion fatta per il raggiungimento della finale degli Europei del 2012 e qualche buona prestazione all’Europeo francese di quattro anni fa.

La mancata qualificazione al Mondiale del 2018 è stata solo la punta dell’iceberg del tracollo di un movimento che, negli ultimi quindici anni, ha fallito completamente dal punto di vista della programmazione e dell’organizzazione dei settori giovanili. Non va certo meglio nell’ambito delle società calcistiche: l’ultima squadra italiana ad aver vinto un trofeo internazionale è stata l’Inter di Benitez nel 2010, quando vinse il Mondiale per Club dopo aver conquistato la Champions con José Mourinho in panchina. 

Serie D, l’ultimo gradino prima di entrare in paradiso

Nonostante questo digiuno di successi, di cui non si ha memoria dal dopoguerra ai giorni nostri, il numero di appassionati di calcio resta sempre in costante aumento. E se un tempo gli idoli da imitare erano Pelè o Maradona, piuttosto che Baggio, Totti o Del Piero, oggi si cerca di ricalcare le gesta di Messi e Cristiano Ronaldo o dei giovanissimi Haaland o Mbappe.

Non c’è da da stupirsi, di conseguenza, come centinaia di migliaia di italiani coltivino questo passione a livello dilettantistico, che resta l’ambito sportivo italiano col maggior numero di persone coinvolte ed in grado di incidere, oltretutto, anche in ambito federale, come si è  potuto riscontrare, recentemente, nella scelta del nuovo presidente della FIGC

In pochi, se non chi ne è direttamente coinvolto, sanno esattamente com’è formata la scala gerarchica del calcio italiano dilettantistico e come da esso si possa tentare la scalata per entrare nelle 100 squadre professionistiche del movimento italiano (20 Serie A; 20 Serie B; 60 in Serie C suddivise equamente in tre gironi). 

La più importante lega dilettantistica è la Serie D, negli anni ‘80 ribattezzata col nome di “Interregionale”,  che ogni anno mette in palio il titolo di “Campione d’Italia dilettanti”. Il gradino più alto del mondo non professionistico è composto da 9 gironi, nei quali sono incluse 18 squadre ciascuno: chi vince il proprio raggruppamento viene promosso direttamente in Serie C ed ha diritto a partecipare alla fase finale del torneo, dove viene assegnato lo “Scudetto” del mondo dilettantistico. 

Imitare il Chievo: il sogno di tanti club

La Serie D è l’unica categoria dilettantistica nazinale: le serie sottostanti, cinque per la precisione, sono esclusivamente di carattere regionale. La più importante di queste, non solo per potersi fregiare del vanto d’essere la seconda categoria più nobile del calcio dilettantistico, è l’Eccellenza

Grazie alle presenza di ben 28 gironi, che prevedono altrettante promozioni in Serie D, e la disputa di appassionanti play-off, che mettono in palio altri 7 posti per entrare nell’elite del mondo dilettantistico, questa categoria vanta un grande seguito tra gli appassionati di calcio. Ed il successo di alcuni portali specializzati, come ad esempio Tuttoeccellenza.it, ne è la miglior testimonianza. 

Nell’ambito della sfera dei campionati regionali, la Promozione è il secondo livello più prestigioso, il sesto, complessivamente, nella piramide calcistica italiana. A questa categoria appartengono quasi 1000 club italiani, 958 per la precisione, che vengono suddivisi in ben 59 gironi: la Lombardia e l’Emilia Romagna, con 6 raggruppamenti ciascuna, sono le regioni che vantano il maggior numero di società calcistiche in questa serie. 

Per quanto concerne il livello più basso, spesso accostabile anche a squadre di quartiere o rionali, la piramide calcistica nostrana prevede tre livelli:  Prima Categoria (quarto livello dilettantistico);  Seconda Categoria (quinto livello dilettantistico); Terza Categoria (sesto ed ultimo livello dilettantistico). Ed è proprio da queste categorie, dove ha militato sino alla fine degli anni ‘60, che ha iniziato la propria scalata il Chievo Verona, da oltre 25 anni presenza fissa dei campionati di Serie A e Serie B.