A quasi 73 anni di distanza ancora vive il mito del Grande Torino, la squadra che negli anni del
dopoguerra, ma anche prima ad essere precisi, era lo spauracchio di tutte le squadre italiane e
internazionali. Sebbene sia un mito, forse alcuni giovani, soprattutto, ne sanno poco. E’ utile, per
questo, parlare di questa grandissima squadra di calcio.
Il Grande Torino
Oggi la squadra del Torino, pur essendo una buona compagine e giochi nel massimo
campionato di calcio italiano, non ottiene, in tutta sincerità, risultati esaltanti. I suoi tifosi,
tuttavia, sono legati da una grande fede nella squadra e sono ampiamente orgogliosi,
giustamente, dei fasti passati del Torino, tragicamente finito in un triste giorno del 1949.
Ancora oggi, chi ha sulle spalle qualche anno in più, anche se tifoso di altre squadre, ricorda
con enorme rispetto quella squadra e con ammirazione per quanto ha ottenuto sui campi di
calcio. Dobbiamo fare un passo indietro e contestualizzare la situazione.
Nell’immediato dopoguerra l’Italia sconfitta nella guerra mondiale, era un mucchio di macerie,
tutto da ricostruire, un popolo fiero ma abbattuto anche dalla povertà, dalle enormi difficoltà,
una Nazione senza credibilità internazionale.
Nomi famosi in quegli anni riportarono in alto il nome dell’Italia, soprattutto tramite lo Sport.
Vogliamo citare nomi come Coppi e Bartali, le macchine della Ferrari, la squadra del Grande
Torino.
Il Torino di quegli anni e di quelli anche precedenti, nel corso della guerra, dava l’impressionme
di poter vincere quando voleva. In una partita di campionato contro la Roma, al termine del
primo tempo il Torino era sotto di un gol.
Negli spogliatoi, la squadra ebbe un moto di orgoglio e decise che così non andava bene.
Rientrati in campo lo 0-1 del primo tempo venne ribaltato in 7-1 finale a favore del Torino e di
questi esempi se ne potrebbero fare molti.
Capitano di quella grande squadra era Mazzola che, in accoppiata con Loik, entrambi
provenienti dalla squadra del Venezia, rappresentavano l’incubo per tutte le difese e i portieri.
Tale era la forza del Torino che anche Vittorio Pozzo, commissario tecnico della Nazionale
dell’epoca, decise di schierare in campo in una partita contro l’Ungheria, nemmeno a dirlo, vinta
dagli azzurri, dieci uomini su undici appartenenti al Torino.
Nessuno poteva fermare il Grande Torino, solo il fato lo potè e nel modo più tragico possibile,
con l’annientamento fisico, la morte di tutti i calciatori, tecnici e giornalisti in un nebbioso giorno
su Torino.
La tragedia del Grande Torino
Il grande Ferreira del Benfica era un mito in Portogallo e la comunità sportiva locale decise di
festeggiarlo organizzando delle partite. Data la grande amicizia tra Ferreira e il capitano del
Grande Torino, Mazzola, i portoghesi decisero di invitare il Torino a questa manifestazione
sportiva.
In palio la Coppa Olivetti, messa a disposizione dalla rappresentanza Olivetti in Portogallo. Fu
una manifestazione di grande fratellanza e dopo la partita tra Benfica e il Torino, vinta dai
padroni di casa, i giocatori si ritrovarono a festeggiare insieme a cena in un ristorante del posto.
Era il 3 maggio del 1949 e il giorno successivo il Torino si imbarcò su un aereo delle Avio Linee
Italiane, un trimotore FIAT G212. Non è un viaggio lungo né complicato quello da Lisbona a
Torino e dopo poco tempo l’aereo arrivò in rotta su Torino, a pochi minuti dall’atterraggio.
La rotta, all’epoca, prevedeva l’avvicinamento per l’atterraggio da Sud sorvolando le colline
torinesi. Da allora le rotte sono state modificate. Torino era avvolta da una fitta nebbia che
avvolgeva anche le colline circostanti.
Un errore? Un guasto dell’altimetro, la visibilità praticamente a zero? Forse tutti questi elementi
insieme fecero schiantare l’aereo contro il muro di contenimento dei giardini della Basilica di
Superga.
Il terribile schianto non lasciò scampo a nessuno: calciatori, staff tecnico, giornalisti ed
equipaggio, in totale trentuno persone, morirono sul colpo. Grande sgomento e commozione in
tutto il mondo per questa tragedia che costrinse il Torino a ricominciare dai giovani attinti dal
settore giovanile. Il Grande Torino era finito.