L’avvento della pandemia ha creato un clima di grande incertezza a tantissimi livelli, toccando in modo particolare anche il settore finanziario e le scelte effettuate dai risparmiatori in quest’ambito. L’esempio più lampante, in tal senso, lo si può reperire direttamente dal mondo azionario, al quale, storicamente, volgono lo sguardo i cittadini italiani al di fuori degli investimenti “free-risk”.
Quanto avvenuto a Piazza Affari, la borsa italiana di Milano, ne è la dimostrazione più lampante e tangibile. Il listino azionario italiano, infatti, ha subito un grosso contraccolpo all’indomani del primo lockdown, nel mese di marzo, che accusò un calo di oltre il 12% in un’unica seduta. Un ritracciamento record, che fece piombare nel panico una fetta consistente dei risparmiatori nostrani.
L’avvento del covid 19 genera panico tra i risparmiatori
In un sol colpo, di fatto, fu cancellata l’ottima performance del 2019. Un anno d’oro per i listini azionari di tutto il mondo che, reduci da un semestre piuttosto negativo a causa dei dazi annunciata da Trump ai danni della Cina, fecero registrare dei corposi rialzi – pur differenti da nazione a nazione – mediamente del 19%.
Moltissimi risparmiatori, specie coloro che, ingolositi dal rally dei mercati, entrarono nel comparto azionario da maggio 2019 in poi, hanno subito un deprezzamento piuttosto marcato del valore dei titoli inseriti nei loro portafogli. Ma come spesso capita, ad una rapida discesa dei titoli, come avvenuto nel mese di marzo, ha fatto da contraltare una risalita dei listini, resa ancor più corposa, nelle ultime settimane, dall’annuncio della scoperta del vaccino.
Le Borse di tutte il mondo, Piazza Affari inclusa, hanno volto lo sguardo al rialzo. Dopo aver chiuso il 2019 ad oltre quota 23000 punti, durante le settimane più dure della pandemia, nel mese di marzo, il listino milanese crollò sotto quota 14500 punti. Da quel momento, grazie anche al sostegno della Banca Centrale Europea, pronta a drenare liquidità in modo piuttosto ingente, Milano ha rialzato la testa. Ma in un contesto di fortissima volatilità.
Dopo aver rotto la soglia dei 20000 punti nel mese di giugno, il listino italiano si è mosso, nei mesi seguenti, in modo piuttosto disomogeneo, alternando discese e risalite in un range che, grosso modo, può essere identificato tra i 20700 e 19000 punti. Milano, ricalcando quanto avvenuto anche nelle altre principali borse mondiali, si è mossa più sui rumors che su dati concreti.
La scoperta del vaccino infiamma i listini
Quanto avvenuto ad agosto, in concomitanza con l’indiscrezione che la Russia aveva pronto il vaccino anti-covid, può essere un ottimo esempio: in quei giorni, infatti, Piazza Affari registrare un ottimo +4%, sgonfiato, poi, nei giorni successivi. Dopo essersi mossa nel sopra menzionato range, la Borsa Italiana, in prossimità del secondo lockdown, ha fatto nuovamente registrare dei ribassi.
A fine ottobre, infatti, il FTSE-MIB, principale indice di Piazza Affari, è tornato ai livelli di fine maggio, sotto quota 18000 punti, quando la nostra Borsa stava risalendo dopo il crollo causato dall’avvento della pandemia. Attualmente, invece, grazie alla già citata scoperta del vaccino annunciata dal colosso farmaceutico Pfizer, Milano si trova addirittura sopra i 22000 punti, non troppo distante, quindi, dai valori della fine del 2019.
Il 2020, anno che passerà senza alcun dubbio alla storia, verrà ricordato – finanziariamente parlando – per aver espresso una volatilità senza precedenti. Molti risparmiatori, però, si chiedono, a ragion veduta, quali siano le azioni da comprare ora, dopo che le borse, nelle ultime quattro settimane, hanno fatto registrare dei rialzi come non si vedevano da tempo.
Un dilemma non di facile soluzione. Anche gli esperti finanziari, infatti, non hanno una visione comune su quanto avverrà nel 2021: alcuni sostengono che, grazie alla scoperta del vaccino e al proseguimento delle politiche monetarie accomodanti delle banche centrali, le Borse si muoveranno in tono positivo; altri, invece, affermano che i mercati finanziari prenderanno atto dei dati dell’economia reale, che non saranno più degli stessi dell’epoca pre-covid, e daranno corso ad uno storno.