Una nuova ricerca svela caratteristiche dei fulmini superbolt

I Superbolt sono diversi dai tipici fulmini e possono essere oltre 1.000 volte più luminosi. A stabilirlo dei nuovi avvincenti studi.

La prima identificazione del superbolt

Nel 1977, lo scienziato statunitense Turman Bobby ha identificato un fulmine 100 volte più luminoso del normale nei dati dei satelliti Vela per il monitoraggio delle bombe.

Questa osservazione ha scatenato un dibattito sulla provenienza di certi fenomeni. Gli studiosi credevano dipendesse da un processo di fulmini esotici sconosciuti (nuova fisica), ovvero prodotti da un particolare tipo di evento di fulmine abilitato da condizioni favorevoli nella nube elettrificata (fisica unica).

Quando vedi un lampo dallo spazio, sembrerà molto più debole che se lo vedessi dal livello del suolo perché le nuvole bloccano parte della luce. Per cui quasi sicuramente derivano tipicamente da rari eventi da nube a terra caricati positivamente, piuttosto che dagli eventi da nube a terra caricati negativamente più comuni caratteristici della maggior parte dei fulmini.

Lo studio

Gli studiosi hanno analizzato due anni di misurazioni continue, da gennaio 2018 a gennaio 2020, da tutte le Americhe. Hanno scoperto che una miriade di processi di illuminazione possono produrre un superbolt: impulsi all’interno di nuvole e colpi da nuvola a terra con una gamma di correnti di picco.

Tuttavia, i casi più luminosi in assoluto, almeno 1.000 volte più energetici del normale, si raggruppano in alcune regioni note per temporali molto grandi.

I più deboli derivano da entrambi gli scenari: alcuni provengono da fulmini normali, mentre altri sono causati da forti colpi di nuvola al suolo che tendono a verificarsi nelle regioni oceaniche, in inverno e spesso vicino alla costa del Giappone.