Il linfedema è una condizione estremamente invalidante. Si tratta di una patologia cronica che si contraddistingue per un eccessivo accumulo di liquidi e proteine a livello del tessuto cutaneo. Colpisce soprattutto le gambe e le braccia, ma può riguardare anche altre parti del corpo. L’anomalia del sistema linfatico alla base di tutto può avere origini congenite, ma anche essere legata a fattori secondari che si sono presentati nel corso della vita del paziente. Tra questi, rientrano gli interventi con rimozione dei linfonodi ascellari.
Dal momento che il linfedema può essere fonte di forte disagio sia fisico, sia psicologico, chi ne soffre, una volta ottenuta la diagnosi, cerca tempestivamente soluzione per gestire il problema. Un professionista che può fornirle è il fisioterapista.
Fisioterapia nel trattamento del linfedema: le strade possibili
Il linfedema è una patologia cronica. Ciò vuol dire che non è possibile dirgli completamente addio ma solo, come accennato nelle righe precedenti, mettere in atto una strategia per gestirlo. Dalla fisioterapia possono arrivare aiuti preziosi. Il principale prevede il ricorso al linfodrenaggio manuale. Questa tecnica di massaggio, che non prevede alcun fastidio per il paziente, lavora partendo dalle zone in cui sono presenti i linfonodi, in modo da dare al sistema linfatico quella piccola “scossa” che permette di dare il via al drenaggio dei liquidi in eccesso.
Si potrebbe andare avanti ancora molto a esplorare le potenzialità della fisioterapia per il linfedema. Presso il centro MH Fisio, uno degli studi più conosciuti di Roma e della zona Tiburtina in particolare, oltre al linfodrenaggio manuale si chiamano in causa anche altri approcci. A seconda della situazione del paziente, il fisioterapista può decidere, per esempio, se intervenire anche con bendaggi multi componente piuttosto che con le onde d’urto. Queste ultime, più che dare un boost al sistema linfatico, lavorano sui tessuti con lo scopo di renderli più morbidi e di contrastare i fastidiosi effetti degli accumuli di linfa.
Anche la pressoterapia, trattamento che molti conoscono per le sue finalità estetiche, può rivelarsi preziosa contro il linfedema. Molti studi di fisioterapia hanno il macchinario ad hoc. Ricordiamo altresì l’importanza degli esercizi attivi con il bendaggio addosso.
Quando si parla del ruolo del fisioterapista nell’ambito della gestione del paziente con linfedema, è fondamentale ricordare anche la finalità educativa del lavoro del sopra citato professionista. Come accennato più volte nelle righe precedenti, il linfedema è una patologia cronica. Alla luce di ciò, il paziente che ne soffre dovrebbe essere indirizzato verso la concretizzazione di alcuni trucchi utili a semplificare la sua gestione quotidiana. Tra questi rientra, per esempio, l’attenzione agli indumenti che si indossano, che non dovrebbero essere troppo stretti.
L’importanza della personalizzazione
Come in tutti i casi quando si ha a che fare con la salute delle persone, anche in quello che chiama in causa la gestione del linfedema da parte dei fisioterapisti è nodale la personalizzazione. Non esistono protocolli standard: ogni strada deve essere tracciata tenendo conto del livello di gravità della patologia, delle condizioni del paziente e della sua età (un linfedema su una persona anziana deve essere gestito in maniera diversa rispetto alla medesima condizione su un paziente giovane e fisicamente attivo). In alcuni frangenti, può rivelarsi utile il ricorso a un tutore elastocompressivo.
Nell’ambito dei consigli che il fisioterapista può dare al paziente con linfedema, un doveroso cenno deve essere dedicato alle raccomandazioni relative all’attività fisica. Quella di livello moderato – p.e. il pilates – può aiutare tantissimo. Come mai? Perché consente, senza esasperare il corpo e rischiare infortuni, ai muscoli di rimanere attivi. In questo modo, si va a lavorare anche sulla loro attività contrattile che, nel momento in cui è efficiente, fornisce un ausilio non indifferente al processo di circolazione dei liquidi linfatici.