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Diminuisce a vista d'occhio il cibo per foche

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di Redazione

02/09/2021

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Secondo un nuovo studio dell'UBC, il cambiamento climatico incontrollato potrebbe far sopravvivere alcuni predatori artici grazie al "cibo spazzatura" marino.

Il team ha scoperto che le trasformazioni nella composizione e nella distribuzione delle specie ittiche, così come le dimensioni dei pesci nella Baia di Hudson, inizieranno ad accelerare entro il 2025 e diventeranno progressivamente più estreme a meno che non si agisca per ridurre le emissioni di carbonio.

Utilizzando modelli al computer, i ricercatori hanno esaminato come questi cambiamenti alla preda avrebbero influenzato le foche dagli anelli, un comune predatore marino artico.

Entro la fine del secolo, il merluzzo artico grande e grasso potrebbe diminuire drasticamente in termini di biomassa e distribuzione. Quindi i pesci più piccoli, come il capelin e la lancia di sabbia, potrebbero diventare molto più diffusi. Ilnumero di pesci e la biomassa aumenteranno, così come la diversità dei pesci, ma arriveranno in confezioni più piccole.

Questa dieta restringente può lasciare le foche dagli anelli, e potenzialmente altri predatori marini artici, con meno energia acquisita durante il foraggiamento.

Man mano che le acque artiche si riscaldano, il merluzzo artico che vive sotto il ghiaccio marino si sposterà verso nord o diventerà meno abbondante. Specie meno sensibili al calore, come il capelin e la lancia di sabbia, diventeranno più prevalenti nella regione meridionale della Baia di Hudson ed espanderanno il loro territorio spostandosi più a nord. Inoltre, se l'atmosfera continua ad essere inquinata dai gas serra, tutte le varietà di pesci analizzate dallo studio si ridurranno di dimensioni: circa il 18-35% per il merluzzo artico e il 45-82% per la lancia di sabbia del Pacifico.

Il team ha osservato che le balene beluga potrebbero beneficiare di questi cambiamenti previsti nella rete alimentare artica poiché i capelin sono un alimento base della loro dieta in estate, anche se in autunno fanno affidamento sul consumo di merluzzo artico per immagazzinare il grasso corporeo, quindi le implicazioni potrebbero essere complesse.

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